Francia - I giovani si mobilitano contro le espulsioni

Pochi giorni prima delle vacanze scolastiche in Francia, le manifestazioni studentesche hanno messo in difficoltà il governo di Hollande e la politica di espulsioni che sta portando avanti come il governo di Sarkozy che l'ha preceduto.

Due casi particolari sono all'origine di questa mobilitazione. C'è quello di Leonarda, una studentessa quindicenne, arrestata il 9 ottobre dalla polizia durante una gita scolastica. È stata espulsa verso il Kosovo, paese di cui non parla neanche la lingua, con tutta la sua famiglia che viveva in Francia da quasi cinque anni. C'è anche il caso di Khatchik, alunno diciannovenne di una scuola professionale di Parigi, che è stato espulso verso l'Armenia dove deve fare il servizio di leva di due anni. Queste due espulsioni si aggiungono a molte altre, ma hanno fatto partire la protesta.

A reagire per primi sono stati gli amici e vicini di questi due giovani, alunni e professori così come associazioni quali la Rete educazione senza frontiera (Resf), sindacati insegnanti come la Cgt-Educazione, la Cnt o le organizzazioni giovanili socialiste o comuniste.

Dal giovedì 17 ottobre in mattinata le mobilitazione a si è estesa. Parecchie decine di scuole nell'est di Parigi e in alcune altre città come Grenoble o Avignone sono state bloccate da centinaia di studenti che denunciavano la politica di espulsione del governo e chiedevano il ritorno dei due giovani. A Parigi durante tre giorni, manifestazioni spontanee e presidi, in seguito all'appello delle organizzazioni studentesche hanno mobilitato migliaia di giovani.

La reazione di Hollande che ha giustificato tutte le espulsioni e proposto alla giovane Leonarda di tornare in Francia, ma sola e senza la famiglia, non ha spento la contestazione. Anzi, appena Hollande si era espresso, gli scolari erano ancora un buon migliaio a manifestare il 19 ottobre nel pomeriggio, giorno dell'inizio delle vacanze, per chiedere il ritorno di Leonarda con la sua famiglia, quello di Khatchik e più in generale la fine di tutte le espulsioni di giovani studenti.

Difendendo il diritto all'educazione per tutti, con o senza documenti, gli studenti rivendicano una giustizia sociale elementare e hanno mille volte ragione. E nel clima cupo creato dalla propaganda di queste settimane contro i rom, fatta dal ministro degli interni "socialista" Manuel Valls, questa contestazione è stata davvero una boccata d'aria fresca.

La logica della mobilitazione porta anche molti giovani a farsi delle domande politiche. Molti sono scioccati nel vedere un governo che si dice di sinistra far propria la politica delle espulsioni. E infatti su questo c'è da riflettere: da molto tempo il Partito socialista si è mostrato capace di condurre la stessa politica della destra. La mobilitazione giovanile di questi giorni può essere l'occasione di una presa di coscienza di cos'è davvero questa sinistra di governo che fa una politica reazionaria.

A.R.