All'avvicinarsi della data limite del 1° dicembre per trovare un compratore degli altiforni di Florange, in Lorena, che il padrone ArcelorMittal vuole chiudere, il ministro francese Montebourg ha parlato di nazionalizzare questa società “a titolo provvisorio”. Ovviamente si trattava solo di parole: pochi giorno dopo il governo ha capitolato davanti alle esigenze della Mittal, accontentandosi della vaga promessa di un investimento di 180 milioni di euro, senza neanche una garanzia per i posti di lavoro minacciati.
Senz’altro la Mittal si sarebbe meritata la nazionalizzazione. Ma in questo caso perché la si dovrebbe pagare, perché gli azionisti dovrebbero essere indennizzati? Questi stessi azionisti ne hanno tratto da anni profitti colossali, e questo dovrebbe essere sufficiente. Riacquistarla significherebbe ancora una volta distribuire centinaia di milioni ad un padrone ricco a miliardi che ha licenziato migliaia di operai.
La nazionalizzazione avrebbe un interesse per i lavoratori e la popolazione della regione solo se si facesse con la garanzia di mantenere i posti di lavoro minacciati e se si trattasse di nazionalizzare senza indennizzo ne riacquisto dal padrone. Ma non è a questo tipo di nazionalizzazione che pensava il ministro francese.
In Francia le due grandi ondate di nazionalizzazioni sono state nel 1945 alla fine della guerra e nel 1981 sotto Mitterrand, e sono state compiute con la piena soddisfazione del padronato. Infatti le aziende nazionalizzate sono state pagate profumatamente a questi padroni, che hanno recuperato i loro capitali e se ne sono serviti nel modo che in quel momento giudicavano più redditizio.
Nel 1945 lo Stato si è assunto il compito di rimettere in funzionamento tutte le infrastrutture di trasporto, di produzione energetica, di comunicazioni, che richiedevano importanti investimenti di lungo termine. Lo Stato ha chiesto ai lavoratori di contribuire allo sforzo accettando bassi salari. Contemporaneamente lasciava ai capitalisti i settori immediatamente redditizi.
Nel 1981 si trattava di permettere ad alcuni grandi gruppi capitalisti di disimpegnarsi da attività sempre meno redditizie per potere lanciarsi nei settori attraenti, innanzitutto la finanza. Le imprese nazionalizzate nel 1981 - 82 sono tornate al privato in seguito, ma dopo di essere state “ripulite” dallo Stato. Per esempio lo Stato stesso ha licenziato decine di migliaia di lavoratori siderurgici e chiuso numerose fabbriche del settore nel 1984. Poi la siderurgia così “alleggerita”, diventata di nuovo redditizia nel 1994, è stata di nuovo privatizzata l'anno successivo.
Allora, invece della nazionalizzazione “a titolo provvisorio” di cui parlava il ministro francese, ciò che sarebbe necessario nell'interesse dei lavoratori sarebbe l'espropriazione della ArcelorMittal, senza indennizzo né riacquisto, e con la garanzia del mantenimento di tutti i posti di lavoro.
A F