Il 21 novembre una tregua ha posto fine, almeno provvisoriamente, ad una settimana di intensi bombardamenti della striscia di Gaza da parte dell'esercito israeliano, bombardamenti che hanno fatto più di 140 morti e migliaia di feriti tra la popolazione palestinese.
Come al solito, i dirigenti israeliani hanno sostenuto che l'attacco mirava esclusivamente ai militanti di Hamas, ma chi può credere tale menzogna?
Gaza è un territorio di 40 km di lunghezza su 10 km di larghezza, con una densità di popolazione tra le più alte del mondo.
Le bombe non potevano scegliere tra civili e militanti armati di Hamas, e infatti famiglie intere con bambini, donne e anziani, sono finite sotto le bombe israeliane.
Questo nuovo attacco israeliano è stato preparato dal primo ministro Netanyahu, prendendo a pretesto gli spari di razzi su Israele. Dare la responsabilità dello scontro, e quindi dei bombardamenti, ad Hamas: questa è la linea tenuta dal governo israeliano. Ma l'iniziativa è stata sua e tra l'altro questi spari erano già la risposta all'assassinio, da parte di Israele, di un capo militare di Hamas. Netanyahu non ha scelto il momento a caso: in Israele ci saranno le elezioni per il rinnovo della Camera il 22 gennaio e questa guerra faceva parte della sua campagna elettorale. Dimostrare la sua capacità di fare la guerra è anche un modo per fare dimenticare alla popolazione israeliana le sue difficoltà economiche e sociali e assicurarsi dei voti.
I dirigenti americani e anche quelli delle altre grandi potenze sostengono Israele, facendo finta di non vedere che da un lato c'è uno Stato che ha cacciato il popolo palestinese dalle sue terre e continua a farlo colonizzando nuovi territori, e dall'altro questo popolo palestinese imprigionato in territori dove è ostaggio del potere israeliano.
Da un lato c'è uno Stato che organizza un apartheid vero e proprio, e dall'altro un popolo privo di diritti.
I dirigenti imperialisti che accusano i palestinesi di essere terroristi si guardano bene dal criticare nello stesso modo i dirigenti israeliani che bombardano la popolazione di Gaza con armi potenti e sofisticate. Eppure non c'è una misura comune tra l'aggressione permanente organizzata da Israele e la debole difesa dei palestinesi. L'offensiva dell'inverno 2008 – 2009, per chi lo ricorda, aveva fatto 1400 morti palestinesi e 13 morti tra gli israeliani.
Il popolo israeliano stesso è vittima delle potenze imperialiste. La politica delle potenze imperialiste e dei dirigenti sionisti è stata di trasformare i palestinesi in prigionieri nel loro proprio paese, ma ha anche messo il popolo israeliano nelle situazione poco invidiabile di guardie carcerarie. Un triste destino per i figli dei superstiti dei campi di concentramento nazisti.
La ricchezza del Medio Oriente, il suo petrolio e la sua posizione strategica hanno attratto le grandi potenze come la carne fresca può attrarre gli sciacalli.
Stati Uniti in testa, le grandi potenze occidentali vi hanno organizzato la difesa dei propri interessi. Hanno tagliato a pezzi la regione, tracciando frontiere laddove non ce n'erano. Il metodo è stato di dividere per imperare, di aizzare i popoli gli uni contro gli altri.
Una delle responsabilità dei dirigenti israeliani è stata di accettare di essere lo strumento dell'imperialismo americano, in cambio del suo sostegno militare, diplomatico e finanziario per conservare un territorio ed uno Stato che escludono il popolo palestinese.
Il risultato è di aver provocato l'ostilità generale nei confronti di Israele da parte dei suoi vicini. Questa non è una vita per i palestinesi, ma neanche per gli israeliani.
Comunque i popoli del Medio Oriente dovranno trovare il modo di vivere insieme.
Questo sarebbe solo possibile nel riconoscimento reciproco dei diritti di tutti, a cominciare dai diritti del popolo palestinese.
Significherebbe da parte degli israeliani rompere con la politica imperialista fatta dai dirigenti sionisti e cercare la strada di una coesistenza fraterna dei popoli della regione. Significherebbe farla finita con l'oppressione e lo sfruttamento organizzati da un sistema imperialista che non è solo un sistema di crisi e miseria, ma un sistema basato sulle guerre periodiche e qualche volta permanenti.
A.Frys