Si è svolto in Grecia il 18 ottobre uno sciopero generale contro i nuovi, pesanti tagli imposti dal governo. Lo sciopero segue di pochi giorni quello del 9 ottobre, proclamato in occasione della visita di Angela Merkel ad Atene.
La manifestazione nella capitale ha avuto discreta partecipazione, la cosa è da considerarsi in sé positiva dato la situazione sempre più pesante in cui si trovano lavoratori e pensionati, situazione che può portare allo scoramento e alla demoralizzazione.
Non è dato sapere quanto sia stata la percentuale dei lavoratori che hanno scioperato e questo rende più difficile una valutazione complessiva sull'esito della giornata di lotta.
Ad Atene i lavoratori hanno sfilato in due cortei: un primo corteo organizzato dal PAME, il sindacato sponsorizzato dal partito comunista, un secondo corteo organizzato dalla confederazione generale sindacale, la GSEE, e dal sindacato dei dipendenti del pubblico impiego la ADEDY. I due cortei, praticamente uno di seguito all'altro, hanno sfilato fin sotto il Parlamento. Quando ormai la manifestazione stava per finire, la polizia, senza un motivo apparente, ha spaccato il secondo corteo impedendo alla sua parte finale di continuare a sfilare. È iniziata, quasi immediatamente una contestazione all'atto della polizia, sono seguiti incidenti e lanci di lacrimogeni. Quando oramai si era placato tutto la televisione dava notizia che un militante del PAME, partecipante alla manifestazione, era morto d'infarto, non è ancora chiara la causa ma qualcuno sostiene che potrebbero essere stati i gas lacrimogeni lanciati dalla polizia.
Il 14 novembre è previsto un altro sciopero generale in concomitanza con manifestazioni analoghe in Spagna e Portogallo.
La crisi in Grecia è ancora in una fase profonda, ormai da anni la popolazione vede un calo sempre più disastroso delle proprie condizioni di vita. I dirigenti delle organizzazioni sindacali hanno disperso la forza dei lavoratori in una serie di scioperi più che altro dimostrativi, pensando in questo modo di premere sul governo e sul parlamento. Nessun uso organizzato e distribuito delle forze, nessuna strategia di lotta. Questo agire non potrà alla fine che fiaccare le energie e la volontà di opporsi dei lavoratori, anche di quelli più disposti a scendere in piazza. Solo ribaltando questa politica e questa logica si potrà imbastire una difesa credibile basata sull'uso razionale delle forze operaie e sulla consapevolezza che comunque il problema fondamentale e l'allargamento e il coordinamento della lotta in tutto il continente europeo.
La giornata di lotta del 14 novembre - quel giorno in Spagna, Portogallo e Grecia ci sarà sciopero generale - può essere l'occasione per propagandare la necessità dell'unione dei lavoratori del continente contro una borghesia europea in disaccordo su tutto, ma sempre pronta da Francoforte o da Bruxelles a unirsi per riversare il costo della crisi sulle classi popolari.
Corrispondenza da Atene