Pomigliano - La Fiat condannata anche in appello

Il tribunale ordina il rientro in fabbrica dei 145 operai Fiom, ma solo la lotta può renderlo davvero esecutivo


La Corte d’Appello di Roma ha di nuovo dato ragione alla Fiom. La Fiat dovrà riassumere immediatamente alla NewCo Fabbrica Italia i 145 operai tesserati a quel sindacato. Il Tribunale ha riconosciuto la discriminazione poiché, alla data della costituzione in giudizio, su 2093 lavoratori riassunti dalla Fiat nessuno risultava iscritto alla Fiom.

La sentenza riconferma nel merito quella che in agosto, nel giudicare «inammissibile» la richiesta della Fiat di sospendere l’ordinanza del 21 giugno di riassumere i 145 ricorrenti, ne sanciva l’esecutività (vedi “L’Internazionale di luglio e settembre).

La Fiat, ovviamente, ha già annunciato di voler fare ricorso in Cassazione e c’è da scommettere che farà di tutto per impedire il rientro dei 145 operai, puniti per non aver approvato l’accordo siglato ne dicembre del 2010 da Fim e Uilm, che cancellava ogni diritto e peggiorava le condizioni di lavoro nella fabbrica di Pomigliano. Un accordo che sarebbe diventato successivamente il nuovo modello contrattuale per tutti gli stabilimenti Fiat.

E’ altrettanto sicuro che l’azienda, pur di conseguire il suo scopo, accamperà il pretesto delle “sfavorevoli condizioni di mercato” e riproporrà il ricatto già ventilato dopo la sentenza di agosto con la minaccia di mettere in cassa integrazione un numero di lavoratori pari a quello dei riassunti.

Oggi, a ricordare l’attualità di quella minaccia ci ha pensato il segretario della Fim di Napoli facendosi portavoce del padrone in un’intervista al Tg regionale. Le parole del sindacalista suonavano come un grido di “al lupo al lupo!”.

D’altra parte, sin dall’inizio di questa vicenda non sono mai mancate le dichiarazioni dei sindacati servili. In giugno, ad esempio, la Uilm campana aveva adombrato la possibilità di ricorrere contro la sentenza accampando una pretesa discriminazione dei suoi iscritti rispetto a quelli Fiom. Costoro non perdono un’occasione per dividere i lavoratori!

E’ indubbio che il rientro dei 145 operai Fiom non sarà una passeggiata. La cig a Pomigliano la fa da padrona. Le sospensioni dell’attività produttiva si susseguono dalla ripresa del lavoro dopo le ferie estive. Due settimane tra il 24 settembre e il 5 ottobre, altre due dal 2 ottobre al 9 novembre. Intanto 2500 lavoratori continuano a restare fuori dalla NewCo.

La cosa più grave è che la Fiom ha scelto la “via giudiziaria” come asse privilegiato della sua strategia rivendicativa contro la Fiat. Del resto, è da mesi che il sindacato di Landini e Airaudo sta facendo passi da gigante verso il riallineamento alla politica della sua confederazione. Lo testimonia l’aver assunto recentemente l’accordo confederale del 28 giugno 2011 come «aspetto fondamentale per la definizione di un assetto stabile delle relazioni sindacali del settore».

E’ stato lo stesso Landini a dichiararlo il 1° ottobre al termine di un incontro con Federmeccanica. Si tratta proprio di quell’accordo che la Fiom, in precedenza, aveva duramente contestato poiché introduceva le deroghe al CCNL, negava ai lavoratori il diritto di decidere sugli accordi sindacali e stabiliva regole inaccettabili al riguardo della certificazione della rappresentanza sindacale.

La Fiom, dopo aver sventolato per anni la bandiera della difesa del contratto nazionale, oggi propone al padronato, a Fim e a Uilm un patto scellerato che, se attuato, metterebbe in mora il contratto di categoria per un anno. Ciò per dar vita ad un “Accordo unitario per il lavoro e per un’industria di qualità, ambientalmente sostenibile”, come viene definito da Landini nel suo documento presentato al Comitato Centrale Fiom del 5-6 settembre scorsi. In questo patto si menziona di nuovo l’accordo del 28 giugno a cui ci si dovrebbe riferire al fine di dare applicabilità alle regole per la «certificazione della rappresentanza sindacale… e per dare stabilità alle relazioni sindacali, superando la politica degli accordi separati». Dulcis n fundo, si dà la disponibilità a firmare i “contratti di solidarietà”, cioè a far pagare ai lavoratori il costo delle crisi aziendali con la chimera del mantenimento del posto di lavoro.

Tant’è che Landini, dopo la sentenza sui 145 rientri, ha dichiarato che, se verranno riassunti tutti i lavoratori oggi fuori dalla NewCo, la Fiom è disposta a siglare contratti di solidarietà a Pomigliano.

Non è con l’unità tra i vertici sindacali che si difendono meglio gli operai, ma con l’unità di lotta per esigere il diritto al posto di lavoro stabile ed un salario dignitoso.

Solo così si potrà dare ai lavoratori nuova fiducia nelle proprie forze, certamente non con i tavoli dove si discutono le esigenze dei padroni anziché quelle degli operai, e nemmeno con le sentenze dei tribunali, anche quelle a loro favorevoli.

Corrispondenza da Napoli