Chi dice che la Fiat non mantiene mai le promesse? Quella di non assumere alla newco di Pomigliano gli operai “cattivi” che avevano votato no all’accordo, ad esempio, è stata prontamente onorata.
Nei giorni in cui i 133 lavoratori firmavano per il rientro in fabbrica come neo-assunti alla Fabbrica Italia, la Fiom ha accusato la Fiat di chiedere ai lavoratori di cancellare l’iscrizione a quei sindacati che erano stati contrari all’accordo. Prima del contratto si firma la disdetta alla delega. Il segretario regionale Fiom Andrea Amendola parla di 200 tessere perse.
La Fiom sta raccogliendo in un dossier le testimonianze degli operai ricattati. In un’intervista rilasciata negli stessi giorni al quotidiano on line “Lettera43.it”, Massimo Brancato, responsabile Fiom per il Mezzogiorno, afferma che da mesi l’azienda intimidisce gli operai di Pomigliano. L’accordo non prevede colloqui, ma solo valutazioni oggettive. I lavoratori, invece, parlano di convocazioni e di sollecitazioni. Il convocato viene messo di fronte ad un aut aut: «O strappi la tessera o finisci in fondo alla lista o, peggio, ne resti fuori». Il direttore di stabilimento, durante una visita delle famiglie degli operai, ha raccomandato alle mogli di controllare che i mariti disdicessero l’iscrizione ai sindacati non consenzienti, onde evitare “complicazioni” al loro rientro in fabbrica.
La Fiat può cambiare il modo di lavorare e di produrre (sempre in peggio!), ma non l’autoritarismo da caserma che storicamente la contraddistingue (peggio di così…!).