A Viareggio, il 6 dicembre, sono scesi in piazza in mille, lavoratori, parenti delle vittime, cittadini, per protestare contro il licenziamento di Riccardo Antonini, un ferroviere “colpevole”di essersi offerto come consulente di parte alle associazioni dei parenti delle vittime del disastro ferroviario del 29 giugno 2009. Lo sciopero è stato indetto dalla Cgil ma vi hanno aderito vari sindacati, associazioni , collettivi studenteschi e tutti i comuni della Versilia.
Prendendo la parola a conclusione del corteo, Antonini ha detto: “Non mi tapperanno la bocca, sono al fianco dei familiari delle vittime della strage e faremo il possibile perché non venga dimenticata come tante altre stragi italiane rimaste impunite”.
L’amministrazione del Gruppo Ferrovie dello Stato usa tutti i mezzi per sfuggire alle proprie responsabilità. Come del resto accade sempre, si cerca di addossare la colpa del disastro ad altri o alla “fatalità”. Ma non sarà facile sfuggire alla determinazione dei parenti delle 32 vittime che godono dell’appoggio di tutta la cittadinanza e dei lavoratori, in primo luogo proprio dei ferrovieri.
“Le assicurazioni non mi hanno comprato, come pure le Ferrovie. Volevano darmi prima 370mila euro e poi sarebbero arrivati a 480mila per il risarcimento della morte di mia figlia. Ma ho detto no, chiedendo che con quei soldi dessero più sicurezza ai treni, per evitare che ci siano altre tragedie come quella di Viareggio”. Queste sono le parole di una madre intervenuta alla manifestazione. La lotta per la verità si intreccia con quella per una maggiore sicurezza del trasporto ferroviario e contro i licenziamenti “politici”. E, giustamente, a sostegno di una battaglia condotta nei tribunali, se ne affianca una condotta con gli scioperi e le proteste di piazza.
Corrispondenza Ferrovie