Nuove vittime del “miracolo cinese”

Nella Cina nord-orientale, in una miniera di proprietà statale, sono morti 108 minatori in una grave sciagura mineraria; la più grave, anzi, da due anni a questa parte. Le fonti ufficiali spiegano che all’origine della strage c’è la fuoriuscita del micidiale grisou, un gas altamente infiammabile, tristemente noto ai minatori di tutto il mondo e di tutte le epoche. Il grisou è esploso in un dedalo di gallerie scavate fino a cinquecento metri nel sottosuolo. Al momento dello scoppio, avvertito in un raggio di 10 chilometri, nella miniera si trovavano 530 lavoratori.

Xinxing è il nome della miniera. Una delle più vecchie e ricche del paese. Vi si estraggono 12 milioni di tonnellate di carbone all’anno.

Il 70% del fabbisogno energetico cinese è coperto dal carbone. Il “miracolo” industriale del capitalismo cinese, con i suoi ritmi di incremento da capogiro, si basa quindi in gran parte su un’industria estrattiva i cui livelli di sicurezza non sono di molto superiori a quelli delle miniere che ci hanno descritto i romanzi di Emile Zola e di Joseph Cronin.

Un minatore cinese passa anche 14 ore al giorno nel ventre della terra, per un salario di 150 euro al mese.

Nei primi sei mesi dell’anno sono già morti in 1175 nei pozzi di carbone della repubblica cinese. Le autorità dicono che questa cifra è già un successo in quanto rappresenta una diminuzione del 18,4% degli infortuni mortali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Di tutt’altro avviso il “China Labour Bulletin”, un’organizzazione che promuove i diritti dei lavoratori e che ha sede a Hong-Kong. Secondo il “Bulletin”, le indagini svolte nei precedenti disastri minerari dimostrano che i direttori delle miniere, per paura di un calo di produzione, si rifiutano di evacuare i pozzi, anche quando il pericolo del grisou è segnalato dagli strumenti di monitoraggio o dagli allarmi acustici. Di recente, il direttore di questa organizzazione, Han Dongfang, ha scritto: “Come imprese responsabili dei profitti e delle perdite, le miniere di carbone di proprietà statale sono interessate alla massimizzazione dei profitti tanto quanto quelle dei privati “ .

La legge del profitto uccide qualunque sia il titolo giuridico di proprietà delle imprese.

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