Ad atene caccia all’immigrato clandestino strada per strada
Unico in Europa fra i partiti conservatori al governo Nea Dimocratía, il partito del premier Karamanlís, è stato scavalcato alle recenti elezioni europee dall’opposizione socialista: un fenomeno controtendenza in un’Unione Europea dove un “impetuoso vento di destra”, così lo definiscono giornali e commentatori, travolge e ridimensiona socialdemocrazie e partiti di sinistra.
Secondo le valutazioni dello stesso primo ministro il motivo va cercato sia nella forte astensione, che viene interpretata come un segnale da parte di chi vota tradizionalmete conservatore verso le inadempienze del proprio governo, sia nel passaggio di molti voti da Nea Dimocratía al LAOS (Raggruppamento Popolare Ortodosso). Questo è un partito di estrema destra che ha incentrato gran parte della campagna elettorale sulla “debolezza del governo verso gli storici avversari della Grecia”, gli slavi, in particolare i macedoni, e sulla sua incapacità a fare pulizia degli immigrati che vogliono “islamizzare” il paese. Con questa campagna nazionalista e xenofoba il LAOS è riuscito a radoppiare i suoi voti.
L’immediata risposta del governo alla sonora sconfitta elettorale è stata quella di dimostrare tutto il suo “decisionismo” per recuperare i voti sfuggiti a destra. Questo decisionismo si è espresso con una grande retata contro gli immigrati irregolari denominata “operazione scopa”.
L’operazione è partita alle 8 di mattina dell’11 giugno ed ha investito la centralissima piazza Omónia, luogo tradizionale di ritrovo degli immigrati, la vicina via Ághios Kostantínos e mano a mano la strade adiacenti come via Menándru e le vie dietro il municipio. Non sono state risparmiate altre zone, mentre piazza Ághios Panteleímonas, uno dei punti caldi dove da tempo ci sono tensioni ed incidenti fra immigrati e polizia, è presidiata ormai da settimane dai poliziotti dei MAT (Unità di Ripristino dell’Ordine).
L’operazione, a cui è stata data una straordinaria pubblicità, è stata condotta in modo risoluto, la polizia non ha risparmiato la sua solita arroganza e secondo alcune testimonianze ha trattato gli immigrati “non collaborativi” con selvagge scariche di manganellate ogni volta che non erano presenti testimoni scomodi, vale a dire giornalisti e fotografi. L’operazione dopo centinaia e centinaia di controlli su persone, negozi, automezzi si è conclusa in tarda serata.
Secondo il governo, la soluzione per “spazzare” fuori dalla Grecia tutti i clandestini sta nel ridurre, utilizzando nuove regole, le già esigue possibilità di chiedere asilo da parte degli immigrati. Molti clandestini provengono dall’Irak, dall’Afghanistan, dal Pakistan e vengono gettati nella fornace dell’immigrazione clandestina molto spesso per colpa delle guerre causate dall’intervento militare dell’imperialismo americano e degli imperialismi europei. Inoltre si prepara l’apertura di oltre 70 campi di permanenza dove concentrare i clandestini da espellere e si lavora per convincere la Turchia a riprendersi i clandestini che attraverso questo paese dall’oriente giungono in Grecia. Sono già in preparazione numerosi voli charter per cacciare i clandestini, in questi è previsto, secondo il giornale Eleftherotipía, l’uso di ben 800 poliziotti per il supporto e l’accompagnamento. Ma è come vuotare il mare con un ditale, in Grecia vivono circa un milione di immigrati regolari e si ipotizza 300.000 clandestini mentre la popolazione ammonta poco più di 11 milioni: nessuna “barriera” potrà alla lunga fermare delle ondate migratorie frutto peraltro dell’iniquità dello stesso sistema capitalista.
Come ha fatto il governo Berlusconi prima delle elezioni europee, il governo Karamanlís mostra il volto duro contro l’emigrazione clandestina per ripristinare le sue fortune elettorali, l’opposizione socialista non resiste alla tentazione di andargli dietro e sbraita per una “tolleranza zero” contro gli irregolari.
In Grecia esiste un proverbio che declama le affinità del popolo il greco e di quello italiano con la frase: “una faccia una razza”.
Non sappiamo se questo proverbio inquadri bene le affinità dei due popoli, ma sicuramente inquadra benissimo quelle dei loro rispettivi governi.
Corrispondenza da Atene