Dall’Afghanistan a Patrasso in attesa di attraversare il mare per giungere a un Eldorado che non c’è.
Da qualche tempo sulla stampa italiana sono apparsi alcuni articoli che si riferiscono agli immigrati clandestini che giungono ad Ancona con i traghetti provenienti da Patrasso. Spesso il “caso fa notizia”, come si usa dire nel mondo della stampa, quando i giovani immigrati rimangano schiacciati fra le ruote dei veicoli in uscita dai garage dei traghetti o quando vengono ritrovati assiderati nelle celle frigorifere di qualche tir dove si erano nascosti.
La novità è che qualcuno si è finalmente accorto di cosa sta succedendo da Patrasso ad Ancona, ma con un ritardo che fa pensare, dato che questa storia va avanti almeno da quando la NATO è entrata in Afghanistan.
Se si va al porto di Patrasso per imbarcarsi per l’Italia possiamo vedere una moltitudine di giovani che, come carcerati, con le teste infilate fra le sbarre della cancellata che divide la strada dall’area portuale, guardano verso le banchine del porto. Sono giovani, giovanissimi afghani, nessuno ha più di 25 anni molti non arrivano a 15, che scappati fortunosamente dal loro paese, dopo aver attraversato chissà come l’Iran e la Turchia, cercano la “fortuna” nella civile Europa.
Nella città greca sono ormai da anni una comunità permanente, vivono in una baraccopoli composta da rifugi fatti di legno, teli di nylon e cartone, la baraccopoli non è molto lontano dalla strada e i turisti che passano con i loro camper vi gettano un’occhiata distratta.
Tutti i santi giorni qui si svolge un rito, in secessione, nel pomeriggio dalle 4 partono tre grandi traghetti per Ancona, tutti i santi giorni i giovani immigrati si ammassano ai limiti del porto, cercano di scavalcare la cancellata, che ogni anno si è fatta più alta e più impraticabile, per raggiungere un tir e legarsi con delle cinghie sotto la sua pancia e attraversare così l’Adriatico. La polizia greca controlla i veicoli e cerca di tenere a distanza la massa dei giovani, quando questi diventano troppo “entranti” escogita un ottimo metodo per tenerli a bada, il metodo del manganello. Una foto pubblicata dalla stampa greca ha mostra un giovane che con la cura del manganello ha avuto amputato un indice di una mano.
Molti di questi afghani hanno cercato di chiedere asilo politico, ma la burocrazia greca si difende bene, gli ostacoli sono così tanti, il problema della lingua è così difficile, che già presentare una domanda è pressoché impossibile, se poi la domanda viene presentata l’asilo politico e quasi sempre rifiutato. Così questi giovani immigrati, che potrebbero essere un ottimo affare per padroni e padroncini, dato che in Grecia un immigrato proveniente dai paesi più disperati, come il Pakistan per esempio, viene pagato 2 (due) euro l’ora, non hanno altra possibilità che cercare di passare negli altri paesi dell’Unione Europea.
L’attesa può durare mesi e le difficoltà di vita nella baraccopoli sono enormi, niente servizi igienici, niente riscaldamento, ci si lava in mare, anche a gennaio, nello stesso mese un incendio ha danneggiato gravemente i loro rifugi. Le autorità si disinteressano di tutto questo, un aiuto viene solamente da alcune associazioni di volontari, mentre le organizzazioni del movimento operaio sono assenti, intanto a Patrasso c’è chi soffia sul fuoco del razzismo e della paura per mobilitare la popolazione contro la gente della baraccopoli. Ogni tanto gli immigrati raggiungono il limite della sopportazione, organizzano delle manifestazioni, bloccano gli ingressi del porto, per chiedere un po’ di attenzione, per cercare di uscire dalla loro condizione disperata, sono questi i rari momenti che si sente parlare di loro. La polizia invece metodicamente fa delle retate chi è arrestato viene accompagnato alla frontiera da dove è venuto, presto la rivarcherà per cercare di arrivare in Europa. In Grecia per loro non ci sono speranze, nessuna concessione di asilo politico, nessuna possibilità di soggiorno regolare. L’unica possibilità è arrivare in Italia, perché l’Italia è Europa e lì c’è la “democrazia” e si può chiedere asilo politico. Ma le autorità italiane non capiscono, perché venire in Europa in cerca di “democrazia”? Tutti sanno benissimo che anche in Afghanistan c’è la “democrazia”, è stata portata nel 2001 dalle baionette della NATO!
M.F.