Dopo una prima giornata riuscita di scioperi e manifestazioni il 29 gennaio, tutti i sindacati francesi hanno chiamato ad una seconda giornata il 19 marzo, ancora più partecipata. Sono stati tra 1, 2 milione –secondo la polizia- e tre milioni i lavoratori che sono scesi in piazza, a raggiungere una delle 213 manifestazioni organizzate nelle varie città, con una forte presenza non solo del settore pubblico ma anche del settore privato, dei lavoratori delle piccole fabbriche, dei pensionati. Il successo di questa giornata è un’indicazione della collera che sta crescendo nella classe operaia di fronte ai licenziamenti, alle chiusure di fabbriche, all’insufficienza dei salari e pensioni e al succedersi delle misure antioperaie del governo.
Parallelamente la rabbia cresce nelle imprese toccate dalle decisioni di chiusura o di riduzioni d’organico, esplodendo in alcune manifestazioni spettacolari quali il sequestro di alcuni dirigenti aziendali come alla Caterpillar di Grenoble e in altre aziende. Il grande capitalista del lusso François Pinault è stato assediato in una via di Parigi dai lavoratori che sta minacciando di licenziamento. I 1200 lavoratori della Continental di Clairoix, sessanta kilometri più al nord, si sono mobilitati contro la chiusura progettata di questa fabbrica di pneumatici. Si sono recati in massa in altre fabbriche del gruppo per mobilitare gli altri lavoratori, e progettano di andare a manifestare tutti alla sede del gruppo ad Hanover in Germania.
Nonostante tutti questi segnali, i dirigenti sindacali hanno respinto al 1° maggio la prossima giornata di mobilitazione, col pretesto di mantenere l’unità tra i vari sindacati, in particolare quelli più moderati, che hanno indetto queste giornate. Eppure è evidente che il governo e i padroni non sono intenzionati a cambiare politica se non ci sono costretti da un vero rapporto di forze come è successo con lo sciopero prolungato dei lavoratori delle Antille.
Bisognerà invece raggiungere l’unità nella lotta di tutti i lavoratori per difendere i loro mezzi di esistenza. Ci vuole un aumento generale e immediato dei salari e pensioni che sia almeno di 200 euro come nelle Antille. Bisogna imporre il divieto dei licenziamenti in tutte le fabbriche e la ripartizione del lavoro fra tutti i lavoratori senza diminuzione del salario. Bisognerà anche imporre la fine delle soppressioni di posti di lavoro nella funzione pubblica e, al contrario, delle assunzioni massicce in tutti i settori utili alla popolazione.
Tutto questo è una necessità vitale e urgente per evitare che una parte crescente della classe operaia cada nella miseria. E al contrario di quanto dicono i padroni, non sarebbe “negativo per l’economia”, meglio comunque che di distribuire centinaia di miliardi a fondo perduto ai banchieri e speculatori.
A.F.