La Prima Guerra Mondiale che per quattro lunghi anni insanguinò i campi battaglia in Francia, Russia, nei Balcani, in Medio Oriente, mandando al macello un’intera generazioni di giovani, mostrò crudamente l’essenza di un capitalismo che raggiunta la fase imperialista, come Lenin analizzava proprio in quegli anni, era ormai in mano ad un pugno di grandi potenze disposte a tutto pur di difendere i loro interessi economici. I partiti socialdemocratici, che all’epoca organizzavano milioni di lavoratori, cresciuti dei precedenti decenni di sviluppo “pacifico” del capitalismo, non furono all’altezza dei loro compiti, anzi, li tradirono, votando i crediti di guerra e schierandosi ognuno con la propria borghesia. Solo una piccola minoranza del movimento socialista, i bolscevichi in Russia, gli Spartakisti in Germania e pochi altri, si schierò in maniera intransigente contro la propria borghesia e la guerra facendo propria la parola d’ordine di Karl Liebknecht “Il nemico è in casa nostra!”.
Il partito bolscevico, nonostante enormi difficoltà, riuscì a portare avanti fino in fondo questa parola d’ordine, opponendosi all’autocrazia zarista e successivamente alla repubblica borghese scaturita dalla rivoluzione del febbraio 1917. Con le loro parole d’ordine i bolscevichi conquistarono le masse e con la rivoluzione dell’ottobre 1917 tutto il potere fu nelle mani dei Soviet. Era un primo importantissimo, fondamentale passo, ma per fare i successivi era necessario un nuovo partito operaio mondiale, una nuova Internazionale.
Questa necessità, maturata, mano a mano, durante la guerra, con le conferenze di Zimmerwald, 1915 e Kienthal 1916, si concretizzò nel marzo 1919, quando ormai la rivoluzione tedesca aveva subito dei duri colpi e i suoi due principali dirigenti Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht erano stati assassinati dalle bande armate dei controrivoluzionari.
Il congresso di fondazione della Terza Internazionale si riunì a Mosca fra il 2 e il 6 marzo 1919. I delegati con diritto di voto erano 35 e rappresentavano 19 partiti o organizzazioni comuniste, oltre a questi vi erano, come osservatori, altri 19 delegati in rappresentanza di 16 organizzazioni. Furono approvati una serie di tesi e risoluzioni, fra cui quella sulla “Democrazia borghese e la dittatura del proletariato”, proposta da Lenin, e il “Manifesto dell’Internazionale Comunista al proletariato di tutto il mondo”, redatto da Trotskij. Furono date alcune disposizioni per organizzare, consolidare, ampliare e collegare il lavoro rivoluzionario fra il proletariato europeo. Ma, nella bufera del dopoguerra, i giovani partito comunisti si rilevarono troppo esili ed inesperti per poter guidare il proletariato alla conquista del potere e dove avverrà, come in Ungheria, proprio pochi giorni dopo la proclamazione della Terza Internazionale, il potere proletario sarà tenuto per breve tempo. Cadrà infatti sotto i colpi della controrivoluzione armata.
Gli anni successivi, con l’isolamento della rivoluzione nella sola Unione Sovietica, porteranno all’ascesa della stalinismo e alla trasformazione dell’Internazionale in uno strumento della politica estera del Cremlino. La criminale politica dell’Internazionale stalinizzata che portò alla resa, senza colpo ferire, del proletariato tedesco davanti al nazismo, convinse Trotskij del fatto che la Terza Internazionale non era più recuperabile, e bisognava dare ogni energia per costruirne un'altra. Questo fu tutto lo sforzo che da quel momento fece Trotskij fino al suo estremo sacrificio. L’insuccesso di questo tentativo ha portato alle tragiche sconfitte del proletariato negli anni trenta e durante la seconda guerra mondiale.
Da allora sono passati decenni e la necessità del partito internazionale della classe operaia è ancora più urgente.
Il capitalismo diffondendosi in tutto il mondo ha moltiplicato le schiere dei lavoratori. Questi potranno sperare di ottenere conquiste consolidate solamente se riusciranno a coordinarsi e a lottare uniti superando ogni nazionalismo.
La crisi, prima solo finanziaria ed ora anche di sovrapproduzione, ci sta investendo orami da molti mesi e di ha una intensità mai vista da decenni. Interi reparti del capitalismo sono messi in discussione, alcuni stati sono sul baratro del collasso economico, alcuni come l’Islanda hanno dichiarato bancarotta, milioni di lavoratori dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Cina alla vecchia Europa stanno perdendo il lavoro e vedono catastroficamente peggiorare le loro condizioni di vita. Il capitalismo si dimostra ancora una volta una barbarie che, a discapito della capacità dei mezzi tecnologici e scientifici che ha sviluppato, non è in grado di soddisfare anche i più elementari bisogni dell’umanità.
È necessaria da parte dei lavoratori una risposta a questa crisi che la borghesia sta scaricando sul proletariato. È necessario spingere per organizzare ed ampliare la lotta contro duro attacco che la borghesia sta portando avanti in ogni angolo del mondo. È necessario far maturare da ogni lotta, anche la più piccola, una coscienza politica internazionalista fra i lavoratori più combattivi.
È questo il solo modo per riprendere quel cammino di costruzione del partito operaio mondiale che una controrivoluzione pluridecennale ha interrotto.