Ad Atene il 22 dicembre Konstantina Kuneva, un’immigrata bulgara, mentre rientrava a casa sua nel popolare quartiere di Pétralona, è stata aggredita da due canaglie che gli hanno gettato addosso dell’acido. La donna è molto grave ha perso un occhio ed ha dei danni, forse irreversibili, all’esofago.
I motivi di questo crimine sono da ricercarsi nel fatto che la Kuneva è la combattiva segretaria dell’Unione dei pulitori di tutta l’Attica. È quindi in prima fila nell’organizzare i lavoratori che puliscono le stazioni della metropolitana e ferroviarie di Atene e dintorni. Grazie a nuove norme di reclutamento della manodopera, varate dai governi socialisti e mantenute e consolidate dai successivi governi conservatori, le condizioni di lavoro in questo settore sono durissime. Le società che reclutano e affittano questa manodopera adottano dei criteri mafiosi: ai lavoratori, in gran parte immigrati e quindi più ricattabili, spesso non vengono pagate tutte le ore di lavoro effettivamente svolte, non vengono pagati gli straordinari, i turni sono massacranti, prima di essere assunti i lavoratori vengono costretti a firmare una lettera di dimissioni con data in bianco.
I proprietari di queste società in affari con la “spesa pubblica” sono legati con un doppio filo agli ambienti parlamentari e di sottogoverno che distribuiscono lucrosi (per i padroni) appalti.
Le indagini della polizia sul fatto sono iniziate in ritardo, inoltre sono state fatte con una superficialità tale che il giudice istruttore ha rimandato indietro il dossier del caso agli investigatori chiedendo che il lavoro venisse fatto più seriamente.
Vergognosa è la posizione presa dal sindacato confederale GSEE. Avanzando il pretesto che l’Unione dei pulitori di tutta l’Attica non è aderente alla confederazione, la GSEE non ha proclamato nessuno sciopero, non ha mobilitato lavoratori, ha mandato solo una delegazione a visitare la Kuneva in ospedale. In realtà la GSEE non vuole alzare il coperchio su quella pattumiera che sono le condizioni di lavoro degli appalti pubblici dove sguazzano e lucrano personaggi legatissimi al partito socialista che nella GSEE è forza egemone.
Posizione ugualmente vergognosa quella del PAME (il sindacato emanazione del partito comunista) che non ha mosso un dito sempre con il pretesto che la Kuneva era in un altro sindacato.
Dopo le vacanze di Natale, faticosamente, ma progressivamente in crescendo, in una città che era da poco uscita da oltre due settimane di dure manifestazioni contro l’assassinio del giovane Aléxis Grigorópulos da parte della polizia, sono salite le proteste contro questo atto terroristico che porta lo scontro capitale lavoro a metodi che la “democrazia” voleva far credere di altri tempi. Decine e decine di rappresentanze di base di lavoratori, mettendosi in contrasto con i vertici della loro confederazione la GSEE, hanno aderito ad una campagna di sottoscrizione e di solidarietà in favore della Kuneva. Il 22 gennaio ad Atene è stata indetta una manifestazione di protesta a cui hanno aderito sessanta rappresentanze di base dei lavoratori. Un corteo di alcune migliaia di persone (ignorato dai telegiornali della TV di stato) è sfilato fin sotto la sede del Ministero del Lavoro chiedendo giustizia per la Kuneva, migliori condizioni per gli operai delle pulizie, no ai ricatti verso i lavoratori immigrati, la chiusura delle società che affittano il lavoro, un controllo sugli appalti.
M.F.