La crisi c’è ma non per tutti
Il miliardario Steve Forbes è l’editore di una rivista che porta il suo nome. Ogni anno, Forbes , si intende la rivista, stila una classifica dei miliardari (in dollari) del pianeta. Nell’anno in corso ne ha trovati 1011, contro i 793 dello scorso anno. Questi super-ricchi del 2010 "valgono" 3600 miliardi contro i 2400 del 2009. Un bel salto, non c’è che dire.
Dunque i miliardari ritornano, nel momento in cui la crisi colpisce sempre più duramente le classi popolari! Il vincente di quest’anno è il miliardario messicano Carlos Slim Helu, davanti ai miliardari americani Bill Gates e Warren Buffet. Lo scorso anno lo stesso trio dominava questa classifica, ma il messicano era terzo. Durante la crisi 2008-2009, questo trio aveva perso 68 miliardi di dollari. Parlare di perdite è più che altro un modo di dire, perché si è trattato solamente della diminuzione del valore dei loro pacchetti azionari, in seguito alla caduta delle borse. In ogni caso, niente paura, il terzetto ha già recuperato 41,5 miliardi nel 2010.
Carlos Slim Helu "pesa" 53,5 miliardi di dollari. Ha costruito la sua fortuna come tutti i razziatori di imprese che sono fioriti negli anni ottanta.
Alla testa del gruppo Carso, fondato venticinque anni orsono, Carlos Slim Helu ha anche acquistato delle imprese del settore del tabacco, delle costruzioni, dell’industria, degli pneumatici, ma anche del settore minerario, delle assicurazioni, della ristorazione o della grande distribuzione. Ma è appropriandosi della compagnia telefonica pubblica messicana, privatizzata a prezzo di amicizia, che è divenuto miliardario. Con una generosità da gran signore d’altri tempi, lo stato messicano gli ha assicurato anche sei anni di monopolio telefonico. Secondo la rivista inglese The Economist, il prezzo al minuto del telefono messicano sarebbe uno dei più cari al mondo, con un sovraprezzo del 30% rispetto alle tariffe che si praticano da tutte le altre parti, dove gli scatti non sono certo regalati!
Una sorpresa è stata l’exploit di Eike Batista, proprietario brasiliano di giacimenti di ferro, balzato dal sessantunesimo all’ottavo posto.
Il primo miliardario europeo è il francese Bernard Arnault, azionista principale del gruppo di prodotti di lusso LVMH (Louis Vuitton, Moet Hennessy), che era crollato al quindicesimo posto nel 2009 ma ritrova il suo settimo posto del 2008.
E Berlusconi? Il poveretto è sceso dal settantesimo al settantaquattresimo posto, il che non significa affatto una diminuzione della sua ricchezza ma solo che qualcuno è diventato un po’ più ricco di lui nella combriccola mondiale dei miliardari. Come, per restare in Italia, Michele Ferrero, mister Nutella, 28° posto (era al 40°) e Leonardo Del Vecchio, fondatore e presidente di Luxottica, 59° (era al 71°). Per dare un’idea: Berlusconi passa da una ricchezza stimata in 6,5 miliardi di dollari nel 2009 ad una di 9 miliardi, Ferrero da 9,5 a 17 miliardi e Del Vecchio da 6,3 a 10,5.
In totale, accanto ai 464 miliardari americani, se ne enumerano 248 in Europa, 234 in Asia-Pacifico ma solamente 65 nel vicino Oriente e in Africa.
I numeri parlano da soli. La crisi colpisce, con la miseria, con la disoccupazione o con fonti di reddito sempre più grame e incerte, la maggior parte della popolazione terrestre, mentre una piccola minoranza si arricchisce ulteriormente. È il capitalismo.
La grande varietà di elaborazioni politiche e sociologiche che sembrano aprirsi a chi si indigna di fronte a questa enorme ingiustizia sociale, quindi, si riducono alla scelta pro o contro il capitalismo.
RP