La crisi della sanità in Grecia

La crisi che sta investendo la Grecia colpisce e attraversa tutti i settori della società. Uno dei più colpiti è il sistema sanitario che in questo paese è sempre stato la punta dell’iceberg di uno stato sociale debole, sotto finanziato e ammalato di una sclerosi burocratica fra le più gravi dei paesi della zona euro.

La borghesia greca ha sempre lesinato nelle spese sanitarie come, d’altra parte, ha sempre largheggiato nelle spese militari, nonostante il paese sia per prodotto interno lordo al dodicesimo posto fra i 16 paesi dell’eurozona.

La Grecia per mantenere il suo apparato militare spende una cifra pari al 3,3% del suo PIL, mentre la Germania, uno dei maggiori imperialismi mondiali, stanzia una cifra pari all’1,3% del suo PIL. In proporzione al PIL le spese militari greche sono quindi quasi il triplo di quelle tedesche.

Per quanto riguarda le spese sanitarie, la situazione si rovescia. Le spese della Grecia in sanità equivalgono al 5,9% del PIL, mentre quelle della Germania all’8,2%, quasi un terzo in più. Se poi si guarda la disponibilità dei posti letto in ospedale, vedremo che in Grecia sono 4,8 ogni 1.000 abitanti, mentre in Germania sono 8,3.

A tutto questo bisogna aggiungere la scarsità del personale e lo squilibrio della sua distribuzione, infatti, la pletorica macchina burocratica del sistema sanitario assorbe un numero sproporzionato d’impiegati.

Un esempio ci può dare un’idea delle condizioni pratiche di questa situazione. Nel grande ospedale oncologico "Metaxàs" del Pireo, nel padiglione patologia, 54 posti letto sempre tutti occupati, ogni turno è coperto da solo due infermieri. Stiamo parlando di un reparto, dove i malati sono molto gravi e hanno bisogno di cure costanti e impegnative.

La sensazione che ormai da qualche mese aleggia nell’aria e quella del prossimo sfascio del sistema sanitario. Ogni mese il deficit della sanità cresce di 100 milioni di euro, i fornitori non sono più pagati e stanno accumulando enormi crediti dal sistema ospedaliero, gli stipendi del personale, fra l’altro già abbondantemente tagliati, sono spesso pagati in ritardo, i medici stanno accumulando centinaia e centinaia di ore straordinarie che non sono retribuite. Sempre più spesso la stampa riporta i casi di ospedali che non sono in grado di eseguire interventi chirurgici per la mancanza di materiali. Si è arrivati al punto che l’ospedale psichiatrico di Dafnì, un sobborgo di Atene, per mancanza di fondi si è trovato nell’impossibilità di acquistare il cibo per i suoi ricoverati.

Mentre si sta svolgendo tutto questo una parallela sanità privata continua a prosperare in tutta la Grecia e accoglie coloro che si sono potuti permettere il lusso di pagarsi una copertura assicurativa privata per le malattie. In questa situazione vediamo anche famiglie di lavoratori che s’indebitano fino al collo per fare in istituti privati interventi urgenti che la sanità pubblica non è in più in grado di eseguire tempestivamente.

In questa fase di durissimi tagli ai salari, di riduzione delle pensioni, di attacco sistematico e violento alle conquiste ottenute con decenni di lotte, la difesa della possibilità di curarsi decentemente e gratuitamente è diventata una necessità improcrastinabile. Già dal prossimo sciopero generale, previsto per il prossimo 29 giugno, sarebbe bene che questo fosse ben chiaro e messo all’ordine del giorno allo stesso modo della difesa del salario e del sistema pensionistico.

Corrispondenza da Atene