I "numeri cento" sono sempre stati l’occasione per un bilancio o per la definizione di nuovi traguardi editoriali da parte delle redazioni dei periodici di tutti i tipi. Noi de "L’Internazionale" non sfuggiremo più di tanto a questa regola. Se non altro per esprimere la soddisfazione di essere arrivati fino al centesimo numero. Non era una cosa scontata per un piccolo gruppo di militanti.
Possiamo ritenerci soddisfatti? Certo che no, e per tanti motivi. Tutti si possono riassumere, almeno dal punto di vista del "prodotto editoriale", nella limitata area di diffusione del giornale, sia in senso geografico che in senso "sociale" e nel carattere che queste limitazioni imprimono al giornale. È ovvio che, nella misura in cui un giornale è l’organo di un gruppo politico organizzato, è nel grado di sviluppo di questo che vanno cercate le cause di questi limiti. Ma noi ci ostiniamo a pensare che un giornale rivoluzionario oggi possa diventare qualche cosa di più della documentazione di un raggruppamento politico già esistente, pensiamo che potrebbe e dovrebbe diventare un agente dell’aggregazione di nuove forze. In quale modo? Intanto attraverso i fatti, cioè attraverso se stesso. Più "L’Internazionale" si avvicinerà al modello di giornale che secondo noi sarebbe necessario all’ambiente operaio militante, più saranno forti e fondati i motivi per unire gli sforzi di quanti considerano il marxismo rivoluzionario e internazionalista la base del proprio impegno. Ma attraverso le colonne del nostro giornale noi vogliamo sviluppare, più e meglio di quanto siamo riusciti a fare fino ad ora, i lineamenti di una politica operaia. Una politica è qualche cosa di diverso dall’analisi economica, di più o meno ampio respiro, del capitalismo. È qualche cosa di diverso dalle denuncie delle storture, delle ingiustizie, degli orrori generati dal capitalismo. Analisi economica e denuncie sono aspetti essenziali e indispensabili dell’attività di qualsiasi organizzazione marxista, ma non bastano. Secondo noi i militanti marxisti devono misurarsi con le domande che i lavoratori più attivi si pongono, anche sotto l’incalzare della crisi. Queste domande prendono necessariamente la forma di richiesta di proposte politiche convincenti, cioè di obiettivi e misure pratiche che la condizione generale della classe lavoratrice richiederebbe oggi e che devono essere contrapposte alle opinioni prevalenti negli organi di informazione e nei dibattiti politici ufficiali.
Un giornale operaio per una politica operaia, ecco il terreno sul quale si impegnerà "L’Internazionale". Certo, ci rendiamo conto benissimo che tutti e due questi traguardi non sono alla portata delle nostre forze. Ma alla nostra portata è l’impegno per far uscire un giornale sufficientemente vicino al tipo di giornale operaio che vorremmo, da saper convincere altri dell’utilità, della realizzabilità, della necessità di un tale giornale. Lo stesso si può dire della elaborazione politica: noi non possiamo che contribuire a propagandarne la necessità, e questo ci sarà possibile solo se offriremo, attraverso il giornale, esempi concreti di una visione politica e di indicazioni politiche che rappresentino gli interesse generali di un mondo del lavoro schiacciato, come mai nella storia recente, dalla forza del capitale e dalla prepotenza materiale e ideologica dei suoi mille servitori.