Uguali in tutto il mondo

La crisi ha accentuato la concorrenza tra grandi imprese automobilistiche e queste hanno cercato ovunque di esercitare una pressione sulle organizzazioni sindacali per "addomesticarle" ai nuovi compiti, cioè ai nuovi sacrifici, che saranno richiesti agli operai. Non sempre questa operazione riesce al cento per cento. In questi casi, le direzioni sindacali più "responsabili", cioè più addomesticate, si scagliano con furore contro quella parte di lavoratori, o quei settori dello stesso mondo sindacale che si permettono di dissentire, di resistere o di rivendicare qualche cosa per gli operai. È quello che è successo a Pomigliano e sta succedendo in tutto il gruppo Fiat contro la Fiom e i sindacati di base. È quello che è successo nell’UAW americana, il sindacato dei lavoratori dell’automobile, come documentavamo nello scorso numero de "L’Internazionale". È quello che succede in Russia, secondo quanto è stato riportato dal quotidiano economico "Kommersant" dello scorso 19 luglio. Secondo questa fonte, gli operai dell’Avtovaz, membri del sindacato indipendente "Unità", chiedono che venga fissato un salario minimo di 25mila rubli al mese. Vogliono, lo hanno scritto in una lettera aperta indirizzata al Premier, che Putin si faccia garante di questa richiesta dato che il suo stesso partito l’aveva inserita nel proprio programma elettorale. Per contro, il portavoce del sindacato ufficiale, ha invitato gli autori della lettera a…lavorare meglio. La loro rivendicazione, dice, è populismo. Solo quando aumenta la produzione si può guadagnare di più. E per aumentare la produzione, manco a dirlo, bisogna "ottimizzare il lavoro", cioè chinare la testa ad una nuova intensificazione dello sfruttamento.