Settanta anni fa, il 20 agosto 1940, veniva assassinato Trotskij

Trotskij, dirigente rivoluzionario, protagonista dell’Ottobre russo, bolscevico, creatore dell’Armata Rossa, irriducibile oppositore dello stalinismo, fu assassinato in Messico, dove viveva in esilio perché espulso dall’Urss e da tutti i governi d’Europa. L’esecutore materiale dell’omicidio fu un giovane sicario, infiltratosi nella cerchia dei militanti che seguivano il vecchio compagno di Lenin. Il mandante fu Stalin, espressione della reazione burocratica, la cui mano omicida si era già abbattuta sugli oppositori interni, cioè sulla quasi totalità della vecchia guardia bolscevica, sui combattenti della Rivoluzione del 1917 e dei durissimi anni di guerra civile che seguirono.

Per ricordare il compagno Trotskij riproduciamo qui di seguito un suo breve scritto del 1923. Lontano per argomentazione e per stile dai testi più impegnati, questa lettera a un gruppo di militanti di Kiev ci mostra un dirigente preoccupato della formazione politica dei membri del partito, un uomo che si rivolge ad altri uomini consigliandoli con semplicità ma anche con autentica sollecitudine. Un vero comunista.

Potrem

mo "girare" questi stessi consigli a quanti, giovani o meno giovani, si avvicinano oggi al pensiero marxista con lo scopo di riprendere la battaglia per una società comunista ma ancora incerti nella conoscenza delle basi del socialismo scientifico e, di conseguenza, nella comprensione della realtà sociale che li circonda.

Non disperdetevi !

Cari Compagni,

voi vi rammaricate di non essere capaci di leggere neanche un decimo dei libri che vi interessano e chiedete come ripartire razionalmente il vostro tempo. È un problema molto difficile perché dipende unicamente dalla decisione individuale, molto variabile secondo i bisogni particolari e gli interessi di ciascuno. Bisogna dire però che la misura per la quale una persona è capace di mantenersi al corrente della letteratura attuale, che sia scientifica, politica o altro, dipende non solo dalla distribuzione giudiziosa del proprio tempo, ma anche dalla formazione già acquisita dall’individuo. In ciò che riguarda il vostro appello particolare "ai giovani del partito", posso solo consigliare loro di non precipitarsi, di non disperdersi, di non saltare da un soggetto all’altro e di non passare a un secondo libro prima che il primo non sia stato letto, esaminato e studiato come si deve. Mi ricordo che quando io stesso appartenevo alla categoria dei "giovani", stimavo esageratamente di non avere abbastanza tempo. Perfino in prigione, quando non mi occupavo di altro che della lettura, avevo la sensazione che in una giornata mi mancasse ancora del tempo. Nel campo ideologico, così come in quello economico, la fase dell’accumulazione primitiva è la più difficile e la più costrittiva. Solo dopo che certi elementi di conoscenza di base, in particolare gli elementi di "savoir-faire" teorico (il metodo) sono stati precisamente assimilati e sono divenuti, per così dire, parte integrante della carne e del sangue dell’attività intellettuale, è più facile seguire la letteratura non solamente in un campo che ci è familiare, ma anche in campi affini e perfino nell’ambito delle conoscenze più distanti, perché il metodo, in ultima analisi, è universale.

È meglio leggere un solo libro ma come si deve; è meglio assimilare, un poco alla volta sì, ma fermamente. È solamente in questo modo che si estenderà naturalmente la vostra capacità intellettuale di comprensione. Gradualmente il pensiero diventerà più fiducioso in sé stesso e sarà più produttivo. A queste condizioni, non sarà più difficile suddividere razionalmente il vostro tempo; e allora il passaggio da uno studio verso un altro sarà più piacevole fino a un certo grado.

Con i miei saluti amichevoli,

L.Trotskij