Capolavori del capitalismo: secondo l’Ufficio del Censo di Washington, che ha curato un’indagine sui redditi americani, nella maggiore potenza mondiale 43,6 milioni di esseri umani non hanno soldi a sufficienza per condurre un’esistenza degna di questo nome. Vivono infatti al disotto di quella che viene ritenuta la soglia di povertà, 10.830 dollari pro-capite, 22.050 per famiglia. Rispetto al 2008, gli americani che si trovano in questa condizione sono aumentati di circa 4 milioni. La crisi mondiale falcidia come mai dal 1994 ad oggi i redditi e le condizioni di vita delle persone, e le prime vittime sono i bambini: nella popolazione in minore età, l’aumento degli individui poveri è passato dal 19 al 20,7%.
La disoccupazione ha raggiunto livelli record per il colosso americano, con percentuali che arrivano al 9.6%, e conseguenze drammatiche: la mancanza di occupazione porta rapidamente all’impossibilità di far fronte anche alle spese essenziali, prima fra tutte l’alimentazione. Disastrosa anche la situazione sanitaria: in un sistema nel quale l’assistenza medica viene garantita dal datore di lavoro, un numero sempre maggiore di persone si trova senza copertura sanitaria. Con un americano su 5 senza lavoro o sotto pagato, la prospettiva è solo di un aumento del tasso di povertà, che andrà a incidere in prima istanza su quei 3 milioni di famiglie che attualmente si mantengono sopra la soglia di povertà solo con i sussidi di disoccupazione erogati dal Governo.
Tuttavia, perfettamente in linea con la vecchia media del pollo (se tu mangi un pollo, e io niente, in media ne abbiamo mangiato metà per uno) la media delle entrate delle famiglie è rimasta la stessa tra il 2008 e il 2009.
In pratica, se la povertà aumenta, la ricchezza resta ben stabile.